martedì 20 dicembre 2011

Pompeo Crespi

Nel corso della Prima guerra mondiale, Pompeo Crespi (Genova Sestri, 19 dicembre 1897), che aderì all'anarchismo sin dalla sua adolescenza, era stato sottufficiale della marina. Durante uno scalo a Bakou disertò, e volle partecipare alla Rivoluzione russa. Rimase in URSS fino al dicembre 1920. Tornato in Italia fu graziato da una pena di morte pronunciata contro di lui dal governo Nitti. Potè quindi partecipare alle attività del gruppo Arditi del Popolo contro il fascismo.
Dopo la presa del potere da parte del fascismo, fu costretto in esilio nel 1926, in Francia, dove lavorò nella città di Marsiglia. Sotto il colpo di una domanda di espulsione, Crespi potè beneficiare di un permesso mensile per rimanere in Francia fino al 1934. In quella data partì per la Spagna, e sposò una spagnola. Nel luglio 1936, membro del Comitato Anarchico Italiano di cui faceva parte anche Enzo Luigi Fantozzi, partecipò ai combattimenti a Barcellona (autogestione anarchica della città), dopodiché partì alla volta della sezione italiana della Colonna Ascaso (foto), di cui fu membro anche l'anarchico Michele Angiolillo. Il 22 novembre, sul fronte d'Almudevar, dove comandava una batteria d'artiglieria, fu ferito. Non fu possibile estrarre la pallottola tra la scapola e il polmone, ma nonostante ciò, e nonostante la sua nuova ferita subìta a Carrascal il 13 luglio, Crespi ripartì per il fronte, era il 22 luglio. Le ferite erano profonde e la sofferenza costrinse Crespi a ritornare indietro. Il 3 settembre ottenne un lavoro come cuoco, ma durante gli avvenimenti del maggio 1937 fu arrestato insieme a Dante Armanetti e a Carlo Cocciarelli dagli stalinisti, quindi accusato di spionaggio e diserzione.
Gli anarchici organizzarono una campagna per la liberazione di Crespi, Armanetti e Cocciarelli. Nel 1938 Crespi è ancora in carcere e il Comitato Anarchico Italiano di Parigi chiede la liberazione di tutti i compagni, tra i quali anche Ermanno Neri, Salvatore Fusari, Carlo Montresor, Gina Graziani, Giuseppe Checchi e Libero Mariotti.
Crespi venne liberato il 26 gennaio 1939, nel momento della caduta di Barcellona. Riuscì a recarsi in Francia, dove purtroppo venne internato in un campo di concentramento. Pompeo Crespi muore a Parigi il 29 settembre 1971.

lunedì 31 ottobre 2011

Giovanni Pascoli

Soprattutto dalla prima metà dell'Ottocento, la filosofia anarchica cominciò a influenzare gli ambienti culturali europei. Molti intellettuali furono anarchici attivisti, altri aderirono 'soltanto' attraverso le opere. Giovanni Pascoli fu un anarchico in ambedue le vesti: il suo 'inno all'anarchia', l'arresto, la 'poetica del fanciullino', la scelta di vivere in campagna, fanno del Pascoli un intellettuale anarchico coerente e lungimirante.
Per conoscere Pascoli anarchico CLICCA QUI

venerdì 22 aprile 2011

Sante Geronimo Caserio

Nasce a Motta Visconti nel 1873. A 10 anni scappa di casa per cercare lavoro a Milano (non vuole gravare sulla famiglia già povera). Fa il fornaio ed è molto generoso, tanto che i suoi pochi soldi gli servono per distribuire pane e volantini autoprodotti ai disoccupati. Decide di consacrarsi all'ideale anarchico nel 1891, dopo aver assistito ai massacri di piazza del 1° maggio a Roma. Fonda un piccolo circolo anarchico. Nel 1892 è arrestato perché fa propaganda pacifista tra i soldati di stanza a Porta Vittoria. Durante una manifestazione viene schedato ed è costretto a dispensare pace, libertà e fratellanza all'estero (Svizzera e Francia).
Nell'assoluta consapevolezza del fatto che ogni sovrano è un despota e che lo Stato produce sempre disuguaglianze che conducono al malessere sociale, Sante Caserio decide di vendicare l'assassinio del compagno Auguste Vaillant, la cui richiesta di grazia era stata respinta dal presidente della repubblica francese Sadi Carnot (Vaillant non ha ucciso nessuno, ma la sua bomba alla Camera dei deputati serve a far risistemare la ghigliottina in piazza dopo quasi 100 anni di suo disuso). L'uccisione di Carnot da parte di Caserio ha anche un altro motivo: un anno prima, ad Aigues-Mortes, gli scontri tra lavoratori francesi e italiani che lavoravano nelle saline di Peccais provocarono la morte di nove italiani e ne ferirono un centinaio, complici i gendarmi armati che avevano anche fomentato l'odio razziale. Dopo quella strage, l'autorità fa scatenare la caccia agli altri lavoratori italiani. Si parla di un totale di 50 morti e 150 feriti. Ce n'è abbastanza per condannare a morte l'autorità costituita, la testa dello Stato, ha pensato Sante.
Durante un'apparizione pubblica a Lyon, il presidente della repubblica francese viene colpito al cuore dal pugnale rosso-nero di Caserio. Durante il processo Caserio sottolinea l'autonomia decisionale del gesto e si prodiga in risposte acutissime, dense di illuminante significato, ma che non gli evitano la ghigliottina (che sapeva già pronta per lui). Sante muore a Lyon il 16 agosto 1984.

'Cara madre, vi scrivo queste poche righe per farvi sapere che la mia condanna è la pena di morte. Non pensate [male] o mia cara madre di me? Ma pensate che se io comessi questo fatto non è che sono divenuto [un delinquente] e pure molto vi dirano che sono un assassino un malfattore. No, perché voi conosciete il mio buon quore, la mia dolcezza, che avevo quando mi trovavo presso di voi? Ebbene anche oggi è il medesimo quore: se ò comesso questo mio fatto è precisamente perché ero stanco di vedere un mondo così infame.

Ringrassio il signor Alessandro che è venuto a trovarmi ma io non voglio confessarmi. Addio cara mamma e abbiate un buon ricordo del vostro Sante che vi ha sempre amato'.

Per leggere l'interrogatorio clicca qui.

lunedì 4 aprile 2011

Gogliardo Fiaschi

Nasce a Carrara, culla dell'anarchia, nel 1930. A 8 anni è già in cava. A 13 anni ha un solo pensiero nella testa: fare la Resistenza. Opera attivamente sulle montagne modenesi accolto dai fratelli della Brigata Lucetti che lo credono quattordicenne, dato che Gogliardo aveva falsificato il suo documento.
Essendo un bambino, quindi insospettabile, fa la scorta armata alle compagne che si recano nelle città per l'acquisto di cibo. E' 'mascotte' della Brigata Costrignano. A guerra conclusa torna a lavorare in cava, ma ha già acquisito quella maturità che gli permette di svolgere attività sindacale e anarchica. Si iscrive al 'Circolo anarchico Pietro Gori' e alla 'Gioventù libertaria'.
Nel 1956, dopo avere conosciuto Jose Luis Facerias (Alberto) e Luis Augustin Vincente (Mario), valorosi anarchici spagnoli, decide di aderire alla guerriglia contro il franchismo. Gogliardo viene ingiustamente accusato della rapina ad una banca di Casale Monferrato, ma nonostante la sua estraneità al fatto è costretto a rifugiarsi sui monti catalani insieme a Facerias e a Vincente. Per colpa di una soffiata, i tre vengono presi dalla polizia spagnola. Gogliardo viene legato a un albero col filo di ferro per un'intera notte, poi condannato a 20 anni di carcere, otto dei quali li trascorre nelle carceri spagnole. Estradato dietro illecita richiesta del governo italiano (non esisteva nessun trattato di estradizione tra i due Paesi), sarà prigioniero a Lucca, a Lecce e, in isolamento per 13 mesi, a Portolognone. In prigione disegna migliaia di cartoncini pieni di cuori colorati. Torna libero nel 1974 grazie all'interessamento dell'anarchico Franco Leggio che gli procura un avvocato in grado di dimostrare finalmente la totale infondatezza delle accuse.
Fonda il famoso Circolo Culturale Anarchico di Carrara. L'operosità di Gogliardo Fiaschi si concretizza in mille lotte sociali e nella fondazione dell'Archivio Germinal, la biblioteca e casa editrice anarchica che ha dato più autonomia e slancio all'editoria libertaria e ai suoi autori. Il Germinal viene inaugurato nel 2001, ma Gogliardo Fiaschi muore un anno prima a causa di una malattia, dopo 14 mesi di agonia in ospedale.

Per saperne di più

sabato 5 marzo 2011

Lev Tolstoj

Celebre scrittore russo (ricordiamo tutti, ad esempio, 'Guerra e Pace'), nasce nel 1828 e affronta tutta la fase ascendente e potente dell'anarchismo mondiale, unendosi idealmente alle avanguardie anarchiche che tra Ottocento e Novecento rappresentano la testa e la forza propulsiva delle istanze del popolo e degli intellettuali, che di quelle avanguardie fanno parte. Come Malatesta, Tolstoj partecipa pacificamente all'attuazione dell'ideale anarchico, contestando sia il potere costituito temporale, sia la Chiesa, intesa come medium tra individuo e soprannaturale. Poiché quella di Cristo può essere considerata una figura proto-anarchica (per i principii morali professati e applicati), Tolstoj diventa il padre di quell'anarchismo che suole definirsi 'cristiano', anche se Tolstoj mai assume tale definizione per se stesso. La fratellanza universale è, del resto, la base e la ricerca dell'anarchia, e un solido 'cristianesimo razionale' può certamente sposarsi con la morale naturale anarchica che Tolstoj matura anche attraverso quel passaggio che lo vede arruolato nell'esercito prima, e a contatto con le popolazioni primitive del Caucaso poi. Negli stessi anni, non a caso, artisti e intellettuali anarchici dànno vita alla corrente primitivista (e Gauguin raggiungerà Tahiti).
Attraverso Tolstoj, l'anarchia ha potuto dimostrare con molta più forza la natura non terroristica dell'anarchismo, poiché -dice Tolstoj- per eliminare la violenza dei governi o del potere costituito, bisogna formare le coscienze secondo un altro tipo di morale, una morale di tipo religioso. Religiosità intesa come spiritualità, afflato originario dell'Uomo (senza mediazioni sacerdotali di sorta), morale naturale e primordiale, innata ('l'idea di Dio è dentro di noi'), la stessa morale che in origine ha messo in comunicazione l'individuo con il cosmo, rendendo l'Uomo alfine gioioso, pacifico, solidale (la stessa tesi spirituale-anarchica che sosterrà il grande pittore Henri Matisse).
Tolstoj insiste nel propugnare una saggia lotta contro la Chiesa (dogmatica) e lo Stato che, con la loro autorità, opprimono gli individui. Invita perciò a non accettare moralmente e culturalmente queste terribili istituzioni. Muore nel 1910.

Paolo Schicchi

Siciliano, detto 'il leone di Collesano', storicamente collocato nel periodo in cui l'anarchia era l'enorme forza popolare per il riscatto dei diritti calpestati. Nel 1880, a soli 15 anni, fa il suo primo comizio improvvisato contro il clero, proprio davanti al duomo di Cefalù. Frequenta la Facoltà di Giurisprudenza, scrive articoli taglienti e diventa un benefattore del popolo. Si traferisce a Bologna e guida i giovani nelle proteste contro la visita del re all'Università, perciò viene sospeso e ritrasferito a Palermo.
Costretto a indossare una divisa, riesce a disertare trasferendosi a Parigi proprio nel centenario della Rivoluzione. Scrive al sindaco del suo Paese natale (Collesano) per rifiutare la cittadinanza del 'putrefatto' regno d'Italia, ma si accorge che anche in Francia la situazione è grave, nonostante la repubblica. C'è fame e sfruttamento ovunque e con qualsiasi forma di potere statale. Collabora con grandi anarchici come Sébastien Faure ed è promotore della rivoluzione culturale anarchica francese grazie all'applicazione delle teorie del filosofo J. M. Guyau. Fonda il Circolo internazionale degli studenti anarchici, il cui manifesto viene diffuso in migliaia di copie anche in Italia.
E' costretto a girare l'Europa, rifugiandosi e rimanendo comunque attivo nella sua propaganda, negli articoli di giornale, nelle collaborazioni e in tutte le polemiche che egli monta anche nei riguardi di alcuni compagni anarchici, compreso Malatesta.
La sua esistenza, nonché il suo ideale, sono caratterizzati da questo continuo impeto di azione collegata all'idea che lo porteranno ad un incredibile e rocambolesco intreccio di vicende e di azioni. Durante la lettura di una sentenza che lo vede condannato a oltre 11 anni di carcere, Schicchi ebbe modo di rivolgersi ai giudici in questo modo: 'pecorai, microcefali imbecilli, sono contento, orgoglioso, e vado superbo d'aver potuto sacrificare la mia libertà per i santi principii dell'Anarchia'!
Muore nel 1950. I parenti ex fascisti tentano invano di costruirgli un'identità cattolica, raccontando la favola della sua conversione al cattolicesimo. Tentativo subito smascherato.
Ancora oggi Schicchi è un esempio di attivismo che si basa sulla difesa eroica ed estrema dei diritti negati. Le sue accuse contro ogni tipo di autorità costituita sono feroci e decise.
Una sceneggiatura per un film potrebbe essere costruita a partire dalle informazioni biografiche contenute in questa pagina: http://ita.anarchopedia.org/Paolo_Schicchi

Fabrizio De Andrè

Poeta e cantautore, nasce a Genova Pegli nel 1940, si interessa sin da piccolo alla musica country e jazz, ma anche a quella medievale trobadorica. Comincia a tradurre le canzoni di Brassens quando non era ancora iscritto al Ginnasio. A 18 anni incide 'Nuvole Barocche', ma fu 'La canzone di Marinella', inizialmente cantata da Mina, a dargli la notorietà.
'Faber' ha modo di toccare con mano la mediocrità e la bigotteria di una classe borghese che tende a conservare quegli stessi valori propugnati dal fascismo, ora mascherato da democrazia. Capisce che la denuncia sociale deve passare attraverso la rappresentazione del reale, di quella parte di popolo costretto ai margini e additato dal potere costituito: brandelli di società senza più illusioni, persone vittime dell'ingiustizia legalizzata. Si tratta di dare dignità alla povertà e all'umiltà, come nella migliore tradizione e indole degli artisti realisti.
E' una presa di coscienza anarchica che lo coinvolge fin da ragazzo, corroborata dallo studio di Bakunin, Malatesta, Stirner, Kropotkin, ecc. Dichiara che il suo lavoro segue due binari: l'ansia nei confronti di una giustizia sociale che ancora oggi manca, e la voglia di partecipare in qualche modo a un vero cambiamento del mondo, un cambiamento che esclude ogni dittatura, anche quella democratica e repubblicana, in favore di un vero autogoverno del popolo, altrove e a tratti realizzato ma immediatamente soffocato dalle armi e dagli ardori opportunistici dei governi.
Iscritto ai Circoli Anarchici di Genova e di Carrara, Fabrizio De Andrè partecipa anche alle spese per la stampa di 'A-Rivista Anarchica' (di cui ricorre il 40° anno di attività) e che legge regolarmente. Alla sua morte prematura, l'11 gennaio 1999, due bandiere svettano sul corteo funebre, quella della sua squadra di calcio (Genoa) e quella dell'anarchia.
('Italiani Imbecilli - blog')

P.S. di Paolo Finzi (A-Rivista Anarchica): '... nel grande spazio che giustamente - inevitabilmente, vorrei dire - i mass-media hanno dedicato a lui nei giorni della morte e dei funerali, il suo anarchismo mi pare esser stato presentato sotto una luce decisamente insufficiente, quando non errata. "Ribelle ed anarchico, ma con sentimento" - ha titolato a tutta pagina il Corriere della Sera, che pure nell’articolo di Mario Luzzatto Fegiz ricordava le sue frequentazioni giovanili (e non solo) dei circoli anarchici di Genova e Carrara. Invece di quel "ma", andava scritto "quindi": se non lo si capisce, non si può comprendere niente degli anarchici e dello stesso De André.