sabato 5 marzo 2011

Lev Tolstoj

Celebre scrittore russo (ricordiamo tutti, ad esempio, 'Guerra e Pace'), nasce nel 1828 e affronta tutta la fase ascendente e potente dell'anarchismo mondiale, unendosi idealmente alle avanguardie anarchiche che tra Ottocento e Novecento rappresentano la testa e la forza propulsiva delle istanze del popolo e degli intellettuali, che di quelle avanguardie fanno parte. Come Malatesta, Tolstoj partecipa pacificamente all'attuazione dell'ideale anarchico, contestando sia il potere costituito temporale, sia la Chiesa, intesa come medium tra individuo e soprannaturale. Poiché quella di Cristo può essere considerata una figura proto-anarchica (per i principii morali professati e applicati), Tolstoj diventa il padre di quell'anarchismo che suole definirsi 'cristiano', anche se Tolstoj mai assume tale definizione per se stesso. La fratellanza universale è, del resto, la base e la ricerca dell'anarchia, e un solido 'cristianesimo razionale' può certamente sposarsi con la morale naturale anarchica che Tolstoj matura anche attraverso quel passaggio che lo vede arruolato nell'esercito prima, e a contatto con le popolazioni primitive del Caucaso poi. Negli stessi anni, non a caso, artisti e intellettuali anarchici dànno vita alla corrente primitivista (e Gauguin raggiungerà Tahiti).
Attraverso Tolstoj, l'anarchia ha potuto dimostrare con molta più forza la natura non terroristica dell'anarchismo, poiché -dice Tolstoj- per eliminare la violenza dei governi o del potere costituito, bisogna formare le coscienze secondo un altro tipo di morale, una morale di tipo religioso. Religiosità intesa come spiritualità, afflato originario dell'Uomo (senza mediazioni sacerdotali di sorta), morale naturale e primordiale, innata ('l'idea di Dio è dentro di noi'), la stessa morale che in origine ha messo in comunicazione l'individuo con il cosmo, rendendo l'Uomo alfine gioioso, pacifico, solidale (la stessa tesi spirituale-anarchica che sosterrà il grande pittore Henri Matisse).
Tolstoj insiste nel propugnare una saggia lotta contro la Chiesa (dogmatica) e lo Stato che, con la loro autorità, opprimono gli individui. Invita perciò a non accettare moralmente e culturalmente queste terribili istituzioni. Muore nel 1910.

Paolo Schicchi

Siciliano, detto 'il leone di Collesano', storicamente collocato nel periodo in cui l'anarchia era l'enorme forza popolare per il riscatto dei diritti calpestati. Nel 1880, a soli 15 anni, fa il suo primo comizio improvvisato contro il clero, proprio davanti al duomo di Cefalù. Frequenta la Facoltà di Giurisprudenza, scrive articoli taglienti e diventa un benefattore del popolo. Si traferisce a Bologna e guida i giovani nelle proteste contro la visita del re all'Università, perciò viene sospeso e ritrasferito a Palermo.
Costretto a indossare una divisa, riesce a disertare trasferendosi a Parigi proprio nel centenario della Rivoluzione. Scrive al sindaco del suo Paese natale (Collesano) per rifiutare la cittadinanza del 'putrefatto' regno d'Italia, ma si accorge che anche in Francia la situazione è grave, nonostante la repubblica. C'è fame e sfruttamento ovunque e con qualsiasi forma di potere statale. Collabora con grandi anarchici come Sébastien Faure ed è promotore della rivoluzione culturale anarchica francese grazie all'applicazione delle teorie del filosofo J. M. Guyau. Fonda il Circolo internazionale degli studenti anarchici, il cui manifesto viene diffuso in migliaia di copie anche in Italia.
E' costretto a girare l'Europa, rifugiandosi e rimanendo comunque attivo nella sua propaganda, negli articoli di giornale, nelle collaborazioni e in tutte le polemiche che egli monta anche nei riguardi di alcuni compagni anarchici, compreso Malatesta.
La sua esistenza, nonché il suo ideale, sono caratterizzati da questo continuo impeto di azione collegata all'idea che lo porteranno ad un incredibile e rocambolesco intreccio di vicende e di azioni. Durante la lettura di una sentenza che lo vede condannato a oltre 11 anni di carcere, Schicchi ebbe modo di rivolgersi ai giudici in questo modo: 'pecorai, microcefali imbecilli, sono contento, orgoglioso, e vado superbo d'aver potuto sacrificare la mia libertà per i santi principii dell'Anarchia'!
Muore nel 1950. I parenti ex fascisti tentano invano di costruirgli un'identità cattolica, raccontando la favola della sua conversione al cattolicesimo. Tentativo subito smascherato.
Ancora oggi Schicchi è un esempio di attivismo che si basa sulla difesa eroica ed estrema dei diritti negati. Le sue accuse contro ogni tipo di autorità costituita sono feroci e decise.
Una sceneggiatura per un film potrebbe essere costruita a partire dalle informazioni biografiche contenute in questa pagina: http://ita.anarchopedia.org/Paolo_Schicchi

Fabrizio De Andrè

Poeta e cantautore, nasce a Genova Pegli nel 1940, si interessa sin da piccolo alla musica country e jazz, ma anche a quella medievale trobadorica. Comincia a tradurre le canzoni di Brassens quando non era ancora iscritto al Ginnasio. A 18 anni incide 'Nuvole Barocche', ma fu 'La canzone di Marinella', inizialmente cantata da Mina, a dargli la notorietà.
'Faber' ha modo di toccare con mano la mediocrità e la bigotteria di una classe borghese che tende a conservare quegli stessi valori propugnati dal fascismo, ora mascherato da democrazia. Capisce che la denuncia sociale deve passare attraverso la rappresentazione del reale, di quella parte di popolo costretto ai margini e additato dal potere costituito: brandelli di società senza più illusioni, persone vittime dell'ingiustizia legalizzata. Si tratta di dare dignità alla povertà e all'umiltà, come nella migliore tradizione e indole degli artisti realisti.
E' una presa di coscienza anarchica che lo coinvolge fin da ragazzo, corroborata dallo studio di Bakunin, Malatesta, Stirner, Kropotkin, ecc. Dichiara che il suo lavoro segue due binari: l'ansia nei confronti di una giustizia sociale che ancora oggi manca, e la voglia di partecipare in qualche modo a un vero cambiamento del mondo, un cambiamento che esclude ogni dittatura, anche quella democratica e repubblicana, in favore di un vero autogoverno del popolo, altrove e a tratti realizzato ma immediatamente soffocato dalle armi e dagli ardori opportunistici dei governi.
Iscritto ai Circoli Anarchici di Genova e di Carrara, Fabrizio De Andrè partecipa anche alle spese per la stampa di 'A-Rivista Anarchica' (di cui ricorre il 40° anno di attività) e che legge regolarmente. Alla sua morte prematura, l'11 gennaio 1999, due bandiere svettano sul corteo funebre, quella della sua squadra di calcio (Genoa) e quella dell'anarchia.
('Italiani Imbecilli - blog')

P.S. di Paolo Finzi (A-Rivista Anarchica): '... nel grande spazio che giustamente - inevitabilmente, vorrei dire - i mass-media hanno dedicato a lui nei giorni della morte e dei funerali, il suo anarchismo mi pare esser stato presentato sotto una luce decisamente insufficiente, quando non errata. "Ribelle ed anarchico, ma con sentimento" - ha titolato a tutta pagina il Corriere della Sera, che pure nell’articolo di Mario Luzzatto Fegiz ricordava le sue frequentazioni giovanili (e non solo) dei circoli anarchici di Genova e Carrara. Invece di quel "ma", andava scritto "quindi": se non lo si capisce, non si può comprendere niente degli anarchici e dello stesso De André.

Giovannina Caleffi

Detta Giovanna, nasce in una famiglia contadina nel 1897. Grazie ai sacrifici del padre e del fratello, emigrati, Giovanna riesce a studiare e a diventare insegnante. Ancora giovane di età, si interessa ai problemi sociali e ai diritti delle donne. Incontra l'anarchico Camillo Berneri, insegnante di filosofia, con il quale si sposa e approfondisce l'anarchismo. L'avvento del fascismo fu una tragedia anche per questa famiglia (pure le due figlie erano anarchiche) che si divise dopo l'espatrio coattivo di Camillo. Giovanna viene tenuta sotto controllo dal fascismo, riesce a riunire la famiglia soltanto nel 1926, quando si reca in Francia. Ma anche qui viene tenuta sotto controllo. Gli arresti del marito e la sua assenza dovuta alle persecuzioni costanti non le impediscono di tenere le redini della famiglia, riuscendo ad aprire un negozio, il cui retro serviva da rifugio per gli anarchici.
Giovanna diventa attivista quando Camillo, impegnato nella guerra civile spagnola, viene ucciso dagli stalinisti. E' questa una fase di intenso lavoro anche come scrittrice e collaboratrice internazionale, mai dimentica del marito. Nel 1940 viene arrestata, poi deportata in Germania, poi di nuovo arrestata e confinata. Braccata, e non avendo più passaporto, si rifugia da latitante nel meridione. Dopo la guerra diventa una delle più attive anarchiche italiane, fonda anche una comunità e una colonia. Muore nel 1962.

Giuseppe Pinelli

Classe 1928, ha partecipato in maniera attiva alla resistenza all'interno delle 'Brigate Bruzzi Malatesta'. Manovratore delle ferrovie, fonda il 'circolo Sacco e Vanzetti' e promuove la rinascita della sezione dell'Unione Sindacale Italiana. Le bombe fasciste dell'aprile 1969, a Milano, lo vogliono arrestato, ma fu dichiarato innocente ben due anni dopo. 'Pino' aiutò concretamente i detenuti, portando loro cibo, libri e vestiti e costituendo una vera rete di solidarietà e di controinformazione. Lo Stato lo uccise allorché gli sbirri della questura di Milano, comandati dal commissario Calabresi, lo fecero cadere dalla finestra del quarto piano dopo tre giorni di interrogatorio in merito alla strage di Piazza Fontana, una strage rivelatasi di stampo fascista (come le altre), ma rimasta senza colpevoli. Insieme a Pinelli, venne accusato della strage anche Pietro Valpreda, riconosciuto innocente dopo tre anni di carcere.
La figura di Pinelli assurge a simbolo della lotta contro le menzogne e le stragi di Stato e contro la violenza di chi, indossando una divisa, ne difende ogni abominio.

Approfondimenti

Alfonso Failla

Grande interprete della militanza anarchica contemporanea. Durante il fascismo si distinse per la sua tenacia nel contrastare il regime, talora riuscendovi, come a Siracusa, quando insieme ai compagni impedì l'imbarco di una squadraccia nera in partenza per la Libia. Fu carcerato e confinato. In quanto anarchico, Failla fu sottoposto a un regime più duro di detenzione, ciò maturò in lui un senso più profondo di denuncia. Quando cadde il fascismo, dal confino di Ventotene venne trasferito in un campo di concentramento, dove si dedicò ad una lotta acerrima anche contro il nuovo governo, che permise la liberazione di tutti, tranne che degli anarchici. Dopo la fuga dal campo di Renicci, si unì ai partigiani e operò per la liberaione di Toscana, Liguria e Lombardia. Divenne presidente della Federazione Comunista Libertaria dell'Alta Italia. Insieme allo scrittore Carlo Cassola fondò la Lega per il Disarmo Unilaterale dell'Italia. Muore a Carrara nel 1986.

Virgilia D'Andrea

Insegnante e letterata, visse la sua giovinezza in convento tra autoritarismi e bigotteria. Nel 1900, anno in cui Gaetano Bresci uccise Umberto I, conobbe la parola 'anarchia'. Le suore obbligavano le fanciulle a pregare per il re morto, ma Virgilia, riconoscendo le colpe del re, parteggiava per Bresci e per il popolo. Dopo il diploma Virgilia cominciò a insegnare e a comprendere la violenza dello Stato anche dalle misere condizioni dei suoi scolari. Si occupò di sindacalismo e di parità tra uomo e donna. Conobbe il carcere. Malatesta la elogiò in ogni occasione. Morì nel 1933, ad appena 45 anni.

Carlo Pisacane

E' stato il primo anarchico italiano, rivoluzionario del Risorgimento, antiautoritario, legato all'anarchismo proudhoniano. Nasce a Napoli nel 1818 da famiglia nobile che lo volle arruolato, ma una relazione d'amore considerata poco ortodossa lo porta a spogliarsi della divisa e a fuggire all'estero. Combatte nella prima guerra d'indipendenza e fonda, insieme a Garibaldi e a Mazzini, l'anticlericale Repubblica Romana (1849). Pubblica saggi storici e nel 1850 fonda il periodico 'La parola libera'.
Pisacane crede nella rivoluzione del popolo e per questo si unisce a Mazzini per concordare azioni militari volte a far sollevare i contadini. Si giustifica così la 'spedizione di Sapri' (1857), quando i due si impossessano di una nave diretta a Tunisi e la dirottano a Sapri. I Borboni però ingannano i contadini, dicendo che quella nave trasporta ergastolani pronti a ucciderli, e i contadini stessi assaltano la nave. I rivoluzionari imbarcati scappano, ma in 25 vengono massacrati dalla popolazione di Padula, e gli altri consegnati ai gendarmi. Il giorno dopo, il 2 luglio 1857, Pisacane si suicida a Sanza (SA), mentre tutti gli altri vengono condannati a morte nel 1858, poi graziati. La poesia 'La spigolatrice di Sapri' canta le gesta di quei '300 giovani e forti'.
L'anarchismo di Pisacane si fonda sull'idea di uguaglianza ottenuta attraverso la rivoluzione, la quale deve generare un federalismo egualitario, cooperativo. Da questo federalismo che unisce, si forma la coscienza fraterna del popolo italiano (alfine unito) che coopera per il proprio benessere.
Dice Pisacane:
«Per quanto mi riguarda, io non farei il più piccolo sacrificio per cambiare un ministero e per ottenere una costituzione, neppure per scacciare gli austriaci della Lombardia e riunire questa provincia al Regno di Sardegna. Per mio avviso la dominazione della Casa di Savoia e la dominazione della casa d’Austria sono precisamente la stessa cosa. Io credo pure che il regime costituzionale del Piemonte è più nocivo all’Italia di quello che lo sia la tirannia di Ferdinando II […] Io credo al socialismo… il socialismo di cui parlo può definirsi in qeste due parole: libertà e associazione»

Sulla religione
«Chi ha creato il mondo? Nol so. Di tutte le ipotesi la più assurda è quella di supporre l'esistenza di un Dio, e l'uomo creato a sua immagine; questo Dio, l'uomo l'ha creato ad immagine propria, e ne ha fatto il Creatore del mondo; e così una particella è diventata creatrice del tutto [...] gli uomini oggi si associano non già per pregare e soffrire, ma per prestarsi vicendevole aiuto, lavorando per acquistare maggior prosperità e per combattere; l'aspirazione del socialismo non è quella di ascendere in cielo, ma di godere sulla terra. La differenza che passa tra esso e il Vangelo è la stessa che si riscontra fra la rigogliosa vita di un corpo giovine, ed il rantolo di un moribondo.».

Sull'amore
«Tutte le leggi, egli dice, sono scaturite dalle dipendenze che la violenza e l'ignoranza stabilì fra gli uomini; ed in tal guisa il matrimonio risultò dai ratti, che i più forti fecero delle più belle, per usurparne il godimento. La natura, per contro, sottopone l'unione dei sessi alla sola legge dell'amore, e se un'altra regola, qualunque siasi, interviene, l'unione cangiasi in contratto, in prostituzione.... L'amore adunque, nel nostro patto sociale, sarà la sola condizione richiesta a rendere legittimo il congiungimento dei due sessi.»

Sulla libertà
«La libertà non ammette restrizioni di sorta alcuna, nè fa d'uopo d'educazione o di tirocinio per gustarla; essa è sentimento innato nell'umana natura.»