sabato 5 marzo 2011

Carlo Pisacane

E' stato il primo anarchico italiano, rivoluzionario del Risorgimento, antiautoritario, legato all'anarchismo proudhoniano. Nasce a Napoli nel 1818 da famiglia nobile che lo volle arruolato, ma una relazione d'amore considerata poco ortodossa lo porta a spogliarsi della divisa e a fuggire all'estero. Combatte nella prima guerra d'indipendenza e fonda, insieme a Garibaldi e a Mazzini, l'anticlericale Repubblica Romana (1849). Pubblica saggi storici e nel 1850 fonda il periodico 'La parola libera'.
Pisacane crede nella rivoluzione del popolo e per questo si unisce a Mazzini per concordare azioni militari volte a far sollevare i contadini. Si giustifica così la 'spedizione di Sapri' (1857), quando i due si impossessano di una nave diretta a Tunisi e la dirottano a Sapri. I Borboni però ingannano i contadini, dicendo che quella nave trasporta ergastolani pronti a ucciderli, e i contadini stessi assaltano la nave. I rivoluzionari imbarcati scappano, ma in 25 vengono massacrati dalla popolazione di Padula, e gli altri consegnati ai gendarmi. Il giorno dopo, il 2 luglio 1857, Pisacane si suicida a Sanza (SA), mentre tutti gli altri vengono condannati a morte nel 1858, poi graziati. La poesia 'La spigolatrice di Sapri' canta le gesta di quei '300 giovani e forti'.
L'anarchismo di Pisacane si fonda sull'idea di uguaglianza ottenuta attraverso la rivoluzione, la quale deve generare un federalismo egualitario, cooperativo. Da questo federalismo che unisce, si forma la coscienza fraterna del popolo italiano (alfine unito) che coopera per il proprio benessere.
Dice Pisacane:
«Per quanto mi riguarda, io non farei il più piccolo sacrificio per cambiare un ministero e per ottenere una costituzione, neppure per scacciare gli austriaci della Lombardia e riunire questa provincia al Regno di Sardegna. Per mio avviso la dominazione della Casa di Savoia e la dominazione della casa d’Austria sono precisamente la stessa cosa. Io credo pure che il regime costituzionale del Piemonte è più nocivo all’Italia di quello che lo sia la tirannia di Ferdinando II […] Io credo al socialismo… il socialismo di cui parlo può definirsi in qeste due parole: libertà e associazione»

Sulla religione
«Chi ha creato il mondo? Nol so. Di tutte le ipotesi la più assurda è quella di supporre l'esistenza di un Dio, e l'uomo creato a sua immagine; questo Dio, l'uomo l'ha creato ad immagine propria, e ne ha fatto il Creatore del mondo; e così una particella è diventata creatrice del tutto [...] gli uomini oggi si associano non già per pregare e soffrire, ma per prestarsi vicendevole aiuto, lavorando per acquistare maggior prosperità e per combattere; l'aspirazione del socialismo non è quella di ascendere in cielo, ma di godere sulla terra. La differenza che passa tra esso e il Vangelo è la stessa che si riscontra fra la rigogliosa vita di un corpo giovine, ed il rantolo di un moribondo.».

Sull'amore
«Tutte le leggi, egli dice, sono scaturite dalle dipendenze che la violenza e l'ignoranza stabilì fra gli uomini; ed in tal guisa il matrimonio risultò dai ratti, che i più forti fecero delle più belle, per usurparne il godimento. La natura, per contro, sottopone l'unione dei sessi alla sola legge dell'amore, e se un'altra regola, qualunque siasi, interviene, l'unione cangiasi in contratto, in prostituzione.... L'amore adunque, nel nostro patto sociale, sarà la sola condizione richiesta a rendere legittimo il congiungimento dei due sessi.»

Sulla libertà
«La libertà non ammette restrizioni di sorta alcuna, nè fa d'uopo d'educazione o di tirocinio per gustarla; essa è sentimento innato nell'umana natura.»